Ad Haiti con George per scoprire la vera felicità
Ad Haiti ho conosciuto George, un signore francese di 60 anni. Ha sempre fatto l’imprenditore guidando la ditta familiare che si occupa di stamperia nella periferia di Parigi.
George decide, quasi per caso, di “mollare” tutto e di andare ad Haiti per due anni, con un’organizzazione francese per guidare la fondazione haitiana che si occupa di costruire case e villaggi. Nel suo ultimo giorno ad Haiti abbiamo organizzato una festa “bella e semplice”. Le cose che ha detto salutando tutti meritano di essere raccontate: «Sono un uomo profondamente cambiato. Per anni la spiritualità è stata marginale nella mia vita. Ero tutto preso dal lavoro e dal fare business. Poi ho avuto la forza di andare a cercare questa esperienza. Ho imparato più cose sulla vita in questi due anni ad Haiti che in quasi tutta la mia esistenza. Ho avuto a che fare ogni giorno con persone che vivono nella miseria e nella povertà vera. Ho toccato con mano le malattie e il fatto di non avere nulla, nemmeno la speranza per il futuro. Ho visto però anche la felicità sui volti di questa gente. Una felicità che in Francia non esiste più. La felicità di avere un piatto da mangiare e una maglietta nuova. Quella che porta ogni giorno a ringraziare Dio per essere vivi e in buona salute. La felicità di chi non ha nulla, ma condivide quel poco che ha». Non serve aggiungere altro a quanto detto da George. Va forse condivisa una piccola riflessione. È proprio vero! Mentre noi ci affanniamo tra mille problemi rincorrendo “cose senza senso” alle quali diamo importanza c’è chi non ha nulla e vive in condizioni disperate. Noi facciamo finta di non vedere e di non accorgerci di niente. Ma è tutto vero! Nel mondo ci sono milioni di bambini che non hanno nemmeno un pallone o un paio di scarpe per giocare. Anche su questo facciamo finta di nulla e continuiamo a spendere (o buttare via) cifre da capogiro per comprare oggetti materiali. Sino a quando tutto questo sarà considerato “normale”?
Sino a quando il mondo si dividerà in poche persone che vivono nel benessere e in tante che vivono nella povertà? Sentirsi cittadini del mondo vuol dire aprire gli occhi su questo ed altro ancora. È per questo che - come Csi - siamo ad Haiti, in Albania, in Camerun, in Centrafrica e in altri Paesi.
La storia di George è il vero regalo per tutti noi. Una storia di un uomo che ha avuto il coraggio di non arrendersi alla mediocrità della vita del mondo di oggi e che è andato a vivere nella povertà del quarto mondo per diventare finalmente ricco (di vita e umanità). Non serve andare ad Haiti o in qualche altra parte del mondo. Serve però ragionare sulsenso della nostra vita.